Tre bottiglie, tre territori, una sola idea: il Gamay come voce libera e autentica del vignaiolo.
Dalla Borgogna al Beaujolais, tre interpretazioni che raccontano la vitalità, l'eleganza e la profondità di questo vitigno spesso frainteso, ma oggi più che mai protagonista.
Domaine Chapel – Tradizione e armonia
A Régnié-Durette, David Chapel e Michele Smith lavorano il vigneto come un ecosistema vivo. Pratiche manuali, biodiversità, vinificazioni delicate. Il loro Gamay è puro Beaujolais: ribes, fiori di campo, spezie dolci, sorso setoso e luminoso.
Vin Noé – Istinto e purezza
Jonathan Purcell vinifica senza compromessi: nessun additivo, fermentazioni spontanee, rispetto assoluto del terroir. Gamay e Aligoté si incontrano in un blend energico e vibrante. Succoso, floreale, con un'acidità verticale e una beva che non stanca mai.
Le Grappin – Eleganza e precisione
Andrew e Emma Nielsen selezionano micro-parcelle per dare vita a vini vibranti e profondi. Il Gamay, qui, è finissimo: fragoline, rose, spezie, tannini delicati e una beva che accarezza il palato. Macerazione semi-carbonica, affinamento in legno vecchio.
Una box per chi vuole riscoprire il Gamay fuori dai cliché, attraverso la visione di tre vigneron che hanno fatto della coerenza e della sensibilità i propri strumenti di lavoro. Vini da bere con curiosità e senza filtri, come la terra da cui nascono.