Aligoté  -  GRAND TOUR

L’Aligoté è stato a lungo messo in secondo piano, ma oggi trova nuova vita grazie a una generazione di vigneron che lo riscoprono con approcci artigiani e visioni personali.
Questa box riunisce sei interpretazioni uniche, tutte vinificate senza forzature, da chi lavora con rispetto per la terra e voglia di rompere gli schemi.

Maison Alumni – Precisione e biodinamica radicale
Adrien e la sua compagna coltivano uve biologiche e vinificano senza filtri, a mano e per gravità. Il loro Aligoté è nitido, sapido, con note di limone e mandorla, e un equilibrio tra rovere e acciaio che ne esalta la freschezza.

Bastien Gautheron – Le Bien Urbain – L’Aligoté che non ti aspetti
Da un magazzino nel cuore di Dijon nasce un bianco urbano, artigiano e diretto. Scorza di limone, mela verde e sambuco al naso; sorso vibrante, salino, essenziale ma profondo. Un ritorno contemporaneo al vino di quartiere.

Ôma – Verticale e puro
Uve da alta quota su suolo calcareo. Nessuna SO₂, bâtonnage sulle fecce, affinamento in parte in botte nuova. Un Aligoté dalla grande struttura e tensione, che parla di annata e di mano leggera.

Domaine Chapel – Vino di vigna, teso e vibrante
Lavoro in campo manuale e biodiverso, con fermentazioni spontanee e vinificazione pulita. Il loro Aligoté è dritto, affilato, con mela verde, agrume e una nota leggermente affumicata.

Pierre Garcia Oliver – Finezza borgognona
Da una parcella d’eccezione a Fixin, questo Aligoté affina in rovere e sviluppa un profilo più maturo e avvolgente: albicocca, miele, mela cotogna. Materico ma sempre equilibrato.

Clément Dumont – Eleganza e visione
Formatore a Beaune e artigiano attento, Clément lavora in cuverie condivisa con fermentazioni spontanee e minimo intervento. Il suo Aligoté è teso, salino, vibrante. Già un classico moderno.