La nostra vita è un bel casino: movimentata, con pochi veri programmi ed un’agenda piena di cose da fare... prendere impegni è difficile; dunque sono le 16:00 di lunedì, “Nicole domani andiamo in Valtellina?!” “Sei pazzo come fai ad organizzare?”; Telefono alla mano, 10 chiamate, sono Nicolò, so che è tardi ma domani mi dedichi un po' di tempo? Tutti mi accolgono a braccia aperte: quanti siete? ti fermi a pranzo? So già che sarà una bella giornata, l’ospitalità montana è fatta di piccole cose, la preoccupazione per il viandante è la prima.
Per stare nei tempi obbligo Nicole a svegliarsi alle 4:30, voglio fermarmi in una stalla di vacche per la mungitura ma di questo vi racconterò poi.
Suona la sveglia e sono veramente rincoglionito, chi siamo? Vlad (il sommelier), Luana (collaboratrice di sala e aspirante sommelier), Nicole ed Io; ah ci sarebbe dovuto essere anche Simone il cantiniere ma è rimasto a letto, gli ho lasciato 12 chiamate ma penso sia in un sonno profondo. Finalmente si parte con il furgone così da fare un bel carico di vino.
Direzione Andevenno, N1: Alfio Mozzi
Siamo nella montagna più eroica che ci sia ma ci troviamo al parcheggio della decathlon, questa è la contrapposizione valtellinese, nel fondo valle l’industria e in alta quota a due minuti l’agricoltura più estrema.
Alfio è una bella persona, semplice, di montagna, poche parole: quelle che servono. Quando parla della vigna ci racconta la sua passione e ha gli occhi di un azzurro glaciale che brillano guardando casa sua; dopo tanti anni di lavoro ha “messo insieme” una bella parte di vigna tutta unita, circa 2 ettari mentre gli altri sono un pò sparsi qua e la. Ci porta nel suo capanno costruito con le sue mani, mio padre ama la pietra ed i muri a secco, non mi annoia sentirne parlare e mi affascina la passione nello scegliere e spaccare le pietre una ad una a mano.
Sono sorpreso da una dinamica che pur conoscendo il territorio valtellinese mi è sempre sfuggita, ci sono un sacco di persone anziane che lavorano in vigna, sono tutti intenti a potare, anche signore molto anziane… Una piccola parte dell’uva se la vinificano per uso personale e il resto la consegnano alle grandi aziende, anche se il prezzo non è gran che, queste persone contribuiscono in maniera straordinaria a salvaguardare il territorio!
Pensate che la Valtellina vitivinicola è passata dalla massima espressione di circa 5.000 ettari ad oggi con solo 700/800 ettari di vite! L’abbandono sta avanzando, speriamo che la vecchia guardia sia sostituita da giovani eroi che vogliono cambiare le dinamiche delle nostre montagne.
Alfio ci porta al suo capanno; ci stiamo concentrando sulla vigna, poi stappa qualcosa, ha dimenticato i bicchieri da degustazione e nel casello ha solo 4 bicchieri della nutella e una tazza, forse tempo fa mi sarei distratto dal calice, ma oggi la concretezza e la bellezza del momento mi portano a dare importanza ad altro.
Come sono i vini? Molto sinceri, tanto che la cantina passa in secondo piano. Fermentazioni spontanee e tanta ricchezza, tecnicamente ben fatti, a tratti più ricchi di frutto, ma mai stucchevoli. Sono ricchi di Alfio, semplice ma non banale, montagnini umili e generosi.
Tappa N2: Pietro Selva
Ci spostiamo di pochi metri tra strade che si incrociano in un saliscendi mai visto, non capivo dove andare e non sapevo cosa aspettarmi, Beppe (di Boffalora) mi ha detto che l’è ù brao scet! Vediamo…
Arriviamo e rimango un po' perplesso, una casa di quelle anni 80, tanto cemento e fatte dai nostri vecchi, un garage grande ma sempre un garage.
Pietro è un ragazzo che dimostra meno anni di quelli che ha, penso circa 35. Vinifica 3.000 bottiglie l'anno, lo fa da solo salvo qualche aiuto in vigna nel raccogliere e nell’imbottigliare, si fa un bel mazzo ma come tutti in quella zona.
Ci accoglie proprio in casa sua, nella stanza studio (quella dove c’è sempre una sorta di credenza con tutti i libri), tira fuori il "servizio bello" con i fiori ed è un tuffo negli anni 80/90 ma devo dirvi che forse è stato il valore in più dell'accoglienza che ci ha riservato: molto genuina.
Come sono i vini? Sicuramente il produttore più giovane e con meno esperienza in cantina, i vini rispecchiano la sua voglia di fare, tante etichette e la ricerca della sua strada.
Tra i vari assaggi mi ha entusiasmato soprattutto “La Costiera delle Cicale”, figlio di un appezzamento caro a Pietro, vino declassato dal consorzio, forse per uno piccolo spunto di volatile ma ben integrata. Forse l'ho trovato il più identitario. Il covid ha danneggiato sopratutto persone come Pietro, essendo meno conosciute a livello di etichetta, si è trovato con i canali di vendita tutti fermi, non è un periodo facile per tutti! Ringraziamo Pietro, carichiamo un pò di vino e rimaniamo sempre nello stesso comune di Andevenno…
Tappa N3: Beppe Guglielmo Boffalora
Beppe è la visita che mi interessa di più della giornata perché abbiamo condiviso uno dei primi progetti dei Vini Wild in esclusiva, sono veramente contento! Arriviamo a casa sua, sua moglie ci ha cucinato, ma prima decidiamo di andare in vigna, prendiamo la sua Jeep perchè saliamo nelle vigne più alte. Ci alziamo di quota sempre più, Beppe è una bella persona, prima penso facesse il carpentiere, poi si è messo a fare l’apicoltore e poi nel 2002 ha cominciato a fare vino. È sicuramente tra i produttori più concretamente polemici perchè a vedere andare in malora la sua montagna gli si stringe il cuore, la lotta per il territorio qui è cosa seria, ti fai il culo per piantare du viti, ma seriamente 2 viti!
Arriviamo in un luogo surreale dove pian piano Beppe con un micro scavatore ha recuperato un po' di filari, lavoro tosto, se sbagli avrai un salto di 400 metri di dislivello, roba da “gatti” in gergo. La bellezza e l’amore per la pietra raccontano quanta passione ci sia nel suo lavoro, una continua opera di recupero di un angolo di paradiso. Ve lo prometto, un giorno vi porto tutti a mangiare un panino li con lo sguardo alle Orobie (sì, sono lì di fronte) e un vino di Beppe!
Camminiamo tutta la vigna, si fa tardi e ci aspettano per pranzo. Beppe abita in una casa moderna tutta di legno e poi rivestita, con grandi vetrate spettacolari che si affacciano sulla vigna! Pranzo da re, calici zalto, vini straordinari, che accoglienza!
In questo momento è come se si fosse fermato il tempo, la bella atmosfera, il clima goliardico. Ecco perchè non ho fatto neanche un video o una foto, me la sa sono goduta.
A tavola come inizio una trota salmonata della va Malenco da panico. Nel mentre arriva Siro, amico di Beppe, con cui divide la cantina, la sua etichetta è "Terrazzi Alti". Io sono veramente preso dallo sforzato 2018 di Beppe, POESIA, bello bello bello. Continuo ad assaggiarlo e cambia, mi cattura l’attenzione e quando c’è da assaggiare i prodotti di Siro sono un po' distratto. Siro lavora nel pubblico, agricoltura poi lo hanno cacciato nella caccia per conflitto di interessi perché agricoltore, follia italiana, anche perché mi sembra una bella persona, quieta e profonda. I vini sono 2, un vino di base che poi non lo è ed una riserva non da Cru specifico ma da selezione delle migliori uve. Terrazzi Alti riserva 2016 è veramente molto buona, sempre elegante, è quella fetta di territorio lì, tanta balsamicità, una bella vibrazione.
Abbiamo finito con polenta e costine, purtroppo mi sono svaccato ed ho trascorso una bellissimo pranzo, ma dobbiamo muoverci perchè siamo in ritardissimo, il tempo ben speso passa sempre alla svelta. Direzione Bianzone.
Tappa N4: Marcel Zanolari
Lui è il più pazzo di tutti, è l’avanguardista della vigna, ama volare, ha più animali di una zoo... ne fa un po' di tutte! É colui che ha per primo portato a casa nel 1998 le anfore da Ginevra, dove stava lavorando; è la persona che parla di vino naturale e biodinamica da più di 25 anni con un’umiltà incredibile. Andiamo in Vigna anche se un po' buio, ha appena messo via i cavalli ma un pony bello grasso quasi come i miei è rifuggito in vigna a pascolare. Sì, in vigna regna la fattoria, tra capre orobiche, pecore e cavalli.
Marcel è un grande conoscitore di ciò che significa fare un lavoro senza compromessi con rese basissime e raccolti persi, ma quella è la strada. L’anfiteatro in cui siamo è stupendo, nel Vlog c’è tanto racconto con lui, vi lascio i dettagli delle anfore e delle vinificazioni nel video, perché così potrete capire una piccola parte del suo lavoro. Finita la visita in cantina andiamo a fare aperitivo a Tirano; saliamo sul suo maggiolino giallo, sì fa ridere, in 5 con un cane, belli comodi. Andiamo a bere 2 bottiglie in Vineria, con Vlad scegliamo un bel nebbiolo, Rinaldi Langhe 2015 e un bianco di Borgogna 2000 di Faiveley, una buona bresaola, qualche sciat, serve poco per essere felici.
Cosa dirvi di questa Valtellina Wild Experience... sicuramente Wild, sicuramente tosta, sicuramente grandi vini di fatica. Ogni calice che serviamo è frutto della fatica di un lavoro manuale che oggi pochi farebbero, che a tratti è poco remunerato, il mercato è crudele, però io sono fiducioso perchè quando vedete uno spettacolo del genere non è possibile rimanere indifferenti!
Adesso dovete però assaggiare questi Vini WIld!