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Nicole: Quando ho deciso di andare a vivere in montagna

Sunday, January 31, 2021 11:10 AMJanuary 31, 2021
Ricordi di viaggio di Nicole e la scelta di vivere in montagna. Compagni di viaggio: tanto coraggio e voglia di scoprire

Nicole: Quando ho deciso di andare a vivere in montagna

Ricordi di viaggio
Massachusetts, Beijing, Milano


Buongiorno Ferdy Wild Family!

È da tanto che ci penso e finalmente mi sono decisa a scrivere un blog in cui vi raccolto un po' di me e del percorso che mi ha portato, dopo qualche viaggio in giro per il mondo, a decidere di andare a vivere in montagna.
MA LE OROBIE... DI PIÙ 

Parto da mia madre, la mia prima vera sostenitrice: prima di ogni mio viaggio tutti mi dicevano: ma ancora? Mentre lei stringeva i denti, tratteneva le lacrime e mi spronava a diventare una persona migliore.

‘Fortunae audaces iuvat’
La fortuna aiuta gli audaci


Il mio primo vero viaggio in solitaria l’ho fatto nell’agosto del 2009 a 16 anni, avevo conosciuto tanti amici nell’ambito dello sci (in quegli anni facevo agonismo con Nicolò in uno sci club di Bergamo) che mi avevano raccontato di un’esperienza pazzesca durante il 4* anno di liceo, quindi mi informo e sono super carica per partire.
Fin da piccola sono stata abituata a stare lontana dalla mia famiglia perché per le innumerevoli gare di sci e gli allenamenti estivi eravamo spesso in hotel nelle varie località sciistiche.

Mi ero travata ad affrontare il percorso di selezioni con una mia carissima amica che però all’ultimo decise di non partire, ma come sempre, una volta che mi metto in testa qualcosa sono determinata a portarla a termine; un’esperienza simile mi ricapiterà a distanza di qualche anno.

Mi ricordo come se fosse ieri le lacrime dei miei genitori quando mi salutarono, il volo eterno con coetanei perfettamente estranei e la prima notte di sosta in un college prima di incontrare per la prima volta la famiglia che mi avrebbe ospitato in casa loro per un anno intero.

Di questa esperienza mi porterò sempre dentro la spensieratezza con cui l’ho affrontata fin da subito, la grande fortuna di essere stata accolta da una famiglia meravigliosa Mr. and Ms. Meisberger (una professoressa e un’ex soldato americano con due figlie poco più piccole di me) e il grande bagaglio di esperienze che mi ha arricchita. 

Sapevo fin da subito che stavo facendo un’esperienza troppo importante per il mio percorso sia di crescita personale che culturale e non nego che i primi mesi siano stati molto difficili. Anche se sono sempre stata molto brava a scuola, mia madre da insegnante è sempre stata esigente, il mio livello di inglese era pessimo ed i rapporti adolescenziali con i miei coetanei sicuramente difficili.

Ricordo che il programma prevedeva che socializzassi tramite le attività sportive del pomeriggio e lo sport a cui mi iscrissero, a mia insaputa, non era sicuramente il mio preferito. Mi ritrovai a correre per i boschi tutti i pomeriggi e a risalire pian piano le classifiche della gare di Cross Country, nel quale ero totalmente negata, ma per fortuna per la stagione successiva avevo un asso nella manica.

E fu così dicembre, e fu così che mi conquistai le prime amicizie vincendo le prime gare di sci del team della scuola e di circuiti del Massachusetts. Io venivo da anni di agonismo ed il loro livello non era molto alto, così arrivai anche seconda nella classifica delle national della East Coast.

In quel momento ci fu una grandissima svolta nella mia esperienza perché cambiò il modo di interazione con i ragazzi della mia età e potevo essere felice di essermi finalmente integrata. Da gennaio fino a giugno, quando tornai a casa, trascorsi uno dei periodi più belli della mia vita e ringrazio sempre me stessa per aver avuto il coraggio di partire.  



Credo che una delle scelte più difficili nella vita di chiunque sia decidere cosa fare da grande; io non ne avevo la minima idea!

Hai presente la sensazione di essere brava più o meno in tutte le materie e non avere predisposizioni particolari? Io sentivo che avrei potuto fare qualsiasi cosa, ma in quel momento, era importante trovare la cosa giusta.

Era il luglio 2011, laguna di Venezia sotto un caldo bestiale, test di ammissione a mediazione linguistica culturale indirizzo inglese-cinese, mi ero messa in testa di voler entrare in una facoltà assurda a numero chiuso con 60 studenti per imparare una lingua e conoscere una cultura della quale non sapevo nulla fino a quel giorno.

Quando prendi decisioni così importanti ed anche un pò strane o hai un grande intuito o devi essere pronto ad aspettarti di tutto.

Al ritorno dagli States mi fidanzai con Nicolò, ci eravamo conosciuti 9 anni prima da bambini nello sci club e una sera d'estate si dichiarò. Devo essere onesta, ci ho messo molti mesi ad accettare di uscire, ma come sapete bene Nicolò è un perseverante ed alla fine ce l'ha fatta.



‘Alea iacta est’
Il dado è stato tratto 


Mi trasferisco a Treviso per iniziare questa nuova avventura in Cà Foscari, una città veramente bella a misura di studente. All’epoca ero già fidanzata con Nicolò con il quale stavamo facendo il corso per diventare maestri di sci, quindi obbligo di presenza in università, obbligo di presenza al corso di maestri e possibilmente anche un pò di tempo con la mia famiglia. Credo che non mi sia mai pesato, erano cose che mi piaceva fare e l’ottimizzazione è sempre stata una mia grande dote, peccato che...

Giugno 2012, la sessione di esami estiva non è andata un granché bene e il cinese mi sembrava una lingua troppo difficile ed utopica; passavo ore ed ore a ricopiare i caratteri cinesi come se fossi uno scriba e iniziavo a perdere il senso di questa mia infatuazione.

Come in tutti i casi di stallo della mia vita, decido di partire per chiarirmi le idee. A lezione ero stata incuriosita da un gruppo di ragazze che parlavano di un’esperienza in Cina, allora mi iscrivo e parto con con gruppo di volontariato nelle campagne cinesi ad insegnare inglese a dei bambini. Peccato che anche in questo caso appena prima di partire le ragazze si tirano indietro e parto sola.

L’obiettivo del viaggio è chiaro, al ritorno avrei deciso se continuare o se cambiare università.



Finalmente parto per la Cina, sola, anche se presto conoscerò tanti ragazzi molto motivati di nazionalità diverse, per fortuna che nel frattempo il mio inglese era diventato quasi madrelingua e iniziavo a sapere qualcosa di cinese.

Qui capisco l’importanze delle esperienze, erano ragazzi che venivano dalle migliori università d’ Europa, che non avevano niente a che fare con il cinese. Volevano saperne di più di questa nazione emergente ed erano alla ricerca di esperienze che avrebbero arricchito il loro bagaglio.

Non lo nego, è stata un’esperienza difficile durata un mese, gli alloggi erano veramente disagiati, per non parlare delle condizioni igieniche, ma è stata un’esperienza che con il senno di poi rifarei e credo che sia l’unica cosa che conti.




Dal 2011 al 2014 ho cercato di condensare al massimo tutti i miei obiettivi: sono diventata maestra di sci (professione che ho svolto per i 5 anni successivi), mi sono laureata e sono stata per due periodi medio lunghi in Cina.

Nel 2015 torno finalmente in Cina stabile dopo un master in management for China e con un lavoro per il gruppo Tecnica Group, mi trovavo nel nord della Cina tra Beijing e Zhangjiakou. (luogo in cui nel 2022 faranno le prossime Olimpiadi invernali)







In questo momento della mia vita credo di essermi chiesta cosa volessi veramente fare: stavo affrontando un percorso difficile di crescita lavorativa, molto lontano da casa e spesso molto lontano da occidentali (gestivo un team di una decina di cinesi e stavamo lavorando ad un nuovo progetto). Un percorso che certi giorni dava tante soddisfazioni e altri giorni meno, e in tutti questi anni sono sempre stata fidanzata con Nicolò.

Siamo sempre state due persone molto pure, e poi lavoravamo tantissimo, quindi la nostra storia seppur penalizzata dalla distanza ha avuto modo di crescere ed evolversi negli anni, tanti anni, perchè dopo un fidanzamento di 10 anni nel 2020 in pieno covid ci siamo sposati, ormai avrete capito che le sfide non ci fanno paura e se ci mettiamo in testa qualcosa lo portiamo a termine. 

Decido di tornare in Italia, senza rimanerci.. 

Ho affrontato questa fase della vita con estrema umiltà verso me stessa cercando solo di capire cosa avessi voluto veramente fare della mia vita, avevo 24 anni.

Inizio a lavorare a Milano per un’azienda di promozione che faceva produrre conto terzi prodotti in Cina e in altri paesi e trovo un lavoro che mi piace tantissimo. Ogni giorno mi occupavo di progetti di sviluppo di prodotti differenti per poi seguire l’avviamento di produzione in loco. Mi sono trovata a fare 500.000 tazzine di ceramica nel Fujian per un brand famossissimo di boscotti, 100.00 borse nello Zhejiang per un brand famossissimo di cosmetica, porta ombrelli a Ningbo e centinaia di altri progetti. Di fatto ero in Italia, pur non essendoci mai. 



In questo momento ho compreso la grande ascesa della Cina, le differenze abissali tra città e campagne, in ogni viaggio che facevo vedevo intere aree abbattute e rimodernate ad una velocità che solo vedendo si poteva comprendere, insomma una crescita in termini politici economici, ambientali e sociali spaventosamente rapida.

Dopo circa un anno l’ambiente non mi motiva più e decido di lavorare sempre a Milano per un e-commerce emergente di prodotti per bambini e capisco che il ruolo di Buyer mi piace e mi si addice molto anche se forse stavo ancora cercando la mia strada. Esperienza fondamentale poi per la creazione dello Shop Wild.




Febbraio 2018 vado a vivere in Montagna 

Non nego che sia stata anche una scelta di cuore, io e Nicolò eravamo fidanzati da parecchi anni, credo che lui più di me abbia pensato di più a questa possibilità essendo sempre stato il più lungimirante della coppia.

Non è facile per una persona cosmopolita pensare non solo di tornare a casa, ma addirittura addentrarsi nel cuore delle prealpi Orobie. Qui ormai da qualche decennio è più consuetudine spostarsi verso la città per avere più possibilità lavorative, insomma da qui i giovani scappano.

Oggi è semplicemente poco comune decentrarsi dalla città e tornare alle origini, spesso facendo lavori considerati ‘poco importanti’ e la mia famiglia, che mi ha sempre e comunque sostenuto in tutte le scelte, ne è ancora un po' stranita.

A distanza di tre anni da quella scelta sono successe tante cose e credo che il mio percorso pregresso mi abbia aiutato tanto ad arrivare dove sono ora e ad avere tanti sogni nel cassetto sul mio territorio. 


Abbiamo creato uno shop online da zero valorizzando prodotti di artigianalità estrema del territorio, abbiamo creato delle pagine Facebook ed Instagram che ad oggi iniziano ad acquisire consapevolezza in Italia e nel mondo, creiamo informazione su tematiche di benessere animale ed ambientale in un’economia circolare sostenibile.  



Mi piace pensare che la mia scelta sia anche un po' di ispirazione a tanti ragazzi che vogliono rimanere o tornare sul territorio e che hanno una buona causa per farlo. Ogni tanto rido dicendo che ho fatto il giro del mondo per poi tornare a casa, e in effetti è proprio così, ho scelto di tornare a casa, una scelta molto consapevole che ho potuto fare solo grazie ai miei tanti viaggi.

Ogni tanto ci paragoniamo al Trentino Alto Adige come assonanza montana, anche se il loro vero valore è dare importanza ad ambiti come l’ospitalità e l’artigianalità del territorio. Il semplice lavoro di cameriere, casaro, mungitore o tanti altri vengono spesso denigrati perché poco importanti e quindi si è un po' persa la cultura nel farlo.



Nella nostra azienda cerchiamo di valorizzare le varie personalità all’interno di un ecosistema che prende tanta ispirazione dalle tradizioni antiche in chiave futuristica, credo che il passato e il futuro fine a se stessi non abbiamo senso. Solo con una grande sinergia tra generazioni e la tecnologia a supporto delle tradizioni si può pensare di rendere il territorio alpino economicamente sostenibile, non deve essere solo filantropia, ma un piano di crescita strutturato e a lungo termine.



Credo che la rivoluzione della montagna debba partire dai giovani, da coloro che sentono dentro una vena contadina, o che semplicemente come me non pensavano di averla. (adoro le mie pecorelle!). Una rivoluzione che porti le persone a valorizzare mansioni antiche come possono essere l’arte casearia, la produzione artigianale di coltelli, la mungitura manuale, la raccolta delle erbe spontanee, e da persone come Ferdy che amano trasmettere le tradizioni alle nuove generazioni.



Un futuro fatto di manualità e social, di tecniche antiche e tecnologia, una generazione giovane che ha voglia di mettersi in gioco ed essere globalizzata dalle cime più alte del nostro arco alpino.

MA LE OROBIE... DI PIÙ

Stay Wild!
Nicole


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