Filosofia del vigneron

Antoine Lepetit de la Bigne non arriva al vino per tradizione familiare, ma per scelta radicale. Studia enologia, lavora con Zind-Humbrecht in Alsazia, ma è l'incontro con Anne-Claude Leflaive a Puligny-Montrachet che segna la svolta. Con lei scopre la biodinamica come strumento per ascoltare le vigne, non dominarle.

Dopo la sua scomparsa, Antoine diventa un punto di riferimento per la conversione biodinamica in Borgogna. Nel 2021 fonda il Domaine de la Pierre Ronde, a Beaune. Qui non ci sono dogmi, ma coerenza: uve da agricoltura biologica o biodinamica, selezionate da vigneron affini, vinificazioni naturali, minimi interventi. L’obiettivo non è fare vini perfetti, ma vivi, territoriali, in cui ogni sorso racconta una storia di suolo, stagione e sensibilità. Antoine lavora come un artigiano libero: ascolta, osserva, e lascia che il vino trovi la sua strada.

Degustazione 

La stessa energia cruda del Jeunes Vignes, ma più profonda, più salda. Qui le radici affondano nel tempo e nel suolo, e si sente: il vino ha tensione, ma anche gravità. Al naso si apre con scorza di lime, pietra focaia, mandorla amara, e una nota erbacea fine, quasi un soffio di foglia di fico. Al sorso è verticale ma più stratificato, con una vena salina marcata che accompagna un frutto maturo e affilato. La struttura è più ampia, il finale più lungo, minerale e quasi austero. È un bianco di profondità, che guarda avanti. Da bere con calma, o da attendere: perché ha qualcosa da dire, e lo dirà con il tempo.