Esistono etichette che smettono di essere semplici bottiglie per diventare icone culturali. Sono i vini che hanno permesso all'Italia di guardare negli occhi i grandi Château di Bordeaux e i Domaine della Borgogna, rivendicando una dignità millenaria.
Wild Vigneron ha deciso di riunire questi monumenti in un'unica, incredibile serata. Solo 10 posti per stappare la Storia.
La visione di Giulio Ferrari e il silenzio di San Leonardo
Il nostro viaggio parte dal Trentino, terra di vette e di visioni.
Giulio Ferrari (Riserva del Fondatore 2006): All'inizio del '900, Giulio Ferrari ebbe un'intuizione folle: sfidare la Champagne nelle valli di Trento. La Riserva del Fondatore è il compimento di quel sogno. Dieci anni sui lieviti non sono una tecnica, sono un sacrificio. Berlo significa assaggiare una scultura di Chardonnay che ha sfidato il tempo.
Tenuta San Leonardo (2000): Se la Toscana ha il Sassicaia, il Nord ha il San Leonardo. Il Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga ha creato un taglio bordolese aristocratico che nasce dal silenzio dei monti. L'annata 2000 è leggendaria per la sua grazia sottile: un vino che non urla, ma sussurra l'eleganza di un'epoca passata.
Il duello di Montalcino: tradizione vs intuizione
A Montalcino si gioca una partita a scacchi tra due filosofie opposte.
Biondi-Santi (Tenuta Greppo): È la culla del Brunello. Qui il tempo sembra essersi fermato. Berre un Biondi-Santi è un atto di rispetto verso un Sangiovese austero, che non cerca di piacerti subito, ma che ti conquista con la sua nobiltà eterna.
Angelo Gaja (Rennina 2004): Dall'altra parte c'è l'uomo che ha portato il vino italiano nel futuro. Il suo Rennina è una lettura sartoriale e potente della terra di Montalcino. Metterli vicini significa capire come lo stesso territorio possa generare due capolavori antitetici.
L’enigma antinori: Tignanello e Solaia 2006
Nel cuore del Chianti Classico, la stessa tenuta produce due fratelli celebri. Nel 2006, l'annata considerata "perfetta" per equilibrio e densità, questi due vini hanno toccato vette inesplorate.
Tignanello: Il Sangiovese che ha sfidato le regole, vibrante e profondo.
Solaia: Il Cabernet che guarda al mondo, monumentale e speziato. Assaggiarli insieme permette di capire dove finisce la mano dell'uomo e dove inizia l'anima del vigneto.
L’anima della Langa e il duello della Valpolicella
Il finale è dedicato ai "cuori puri" dell'artigianalità.
Giuseppe Rinaldi (Citrico): Beppe Rinaldi è stato l'ultimo baluardo del Barolo tradizionale. Odiava le mode e amava la verità. Il suo Brunate 2022 (che assaggeremo in anteprima) è un vino "sporco di terra" nel senso più sacro: profuma di dignità contadina e di radici profonde.
Quintarelli vs Dal Forno: In Valpolicella esistono due soli. Giuseppe Quintarelli, il poeta che scriveva le etichette a mano e aspettava anni prima di vendere una bottiglia (berremo il suo mitico Valpolicella 2001). E Romano Dal Forno, il perfezionista che usa la tecnologia per esaltare la potenza estrema della terra (annata 2004). Due stili, due visioni, un unico territorio leggendario.
Perché partecipare a questa serata Wild Vigneron?
Perché è un'occasione statistica quasi impossibile. Mettere insieme queste annate e questi produttori richiede anni di ricerca in cantina. È una serata dedicata a chi vuole capire, calice alla mano, perché queste bottiglie sono diventate i pilastri su cui poggia il prestigio del vino italiano nel mondo.
Dettagli della Serata
Quando: Lunedì 23 Febbraio 2026, ore 20:00
Dove: Agriturismo Ferdy (Lenna) - Tavolo Unico Conviviale
Ticket: € 290,00 (Include menu degustazione e tutti i vini sopra elencati)
Posti: Solo 10 disponibili
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