È stato un inverno freddo ma soprattutto lungo, che ha impedito all’erba di crescere e di diventare sostentamento per le vacche, ovviamente l’uscita al pascolo dipende molto dai fattori climatici di ogni zona e dell’esposizione al sole.
A Ornica, paese ai piedi del nostro alpeggio in Val d’Inferno un tempo ricchissimo di contadini e allevatori, oggi deserto, le vacche smisero di pascolare i prati: erano una risorsa troppo importante destinata a diventare foraggio per l’inverno.
Un tempo il fieno non poteva essere acquistato e chi non lo produceva in primavera sarebbe poi rimasto senza e avrebbe dovuto vendere l’animale nell’inverno successivo. Ferdy racconta che le vacche pascolavano zone boschive con un sottobosco povero, zone poco vegetative con tanti sassi, non molto invitanti, ma era un modo per abituarle all’alimentazione a erba dell’alpeggio estivo.
I pascoli oggi
Oggi le cose sono un po’ cambiate: l’abbandono sempre più frequente dei pascoli ha permesso di avere più prati a disposizione e di conseguenza permettersi ‘il lusso’ di far pascolare le vacche in erba fresca e rigogliosa anche in primavera.La nostra Val Brembana infatti è storicamente una valle ricca di tantissime sorgenti d’acqua, questo microclima è perfetto per una vegetazione ricca, golosa e proteica. La Bruna Alpina Originale, infatti, al pascolo non ha nessun tipo di integrazione alimentare, solo del sale per integrare i sali minerali, e vantano un latte d’alimentazione esclusivamente ad erba.
Come fa Alberto il Casaro a mungerle?
Ci piacerebbe raccontare una bellissima storia in cui le vacche pascolano felici nei prati, in una condizione di assoluto benessere per animali che godono nello scegliere le erbe che più preferiscono.Ma l'altro lato della medaglia sono tutti i sacrifici che il contadino deve fare per permettere questa condizione: nei prati non c’è riparo e Alberto le munge due volte al giorno, la mattina alle 5 e la sera alle 16, ‘sotto le stelle’. A volte fa talmente buio che deve utilizzare un frontalino per farsi luce, e a volte il tempo non è clemente e capita che piova anche improvvisamente.
Alberto ci ha raccontato che in passato il contadino, non avendo luce, poteva riconoscere le sue vacche da mungere solo grazie al rumore delle campane.
Ne vale la pena?
Assolutamente sì. È una domanda che ci siamo posti spesso, ma da questi sacrifici nasce un benessere animale che si fonda su tutti gli insegnamenti dei nostri nonni. Un tempo le vacche erano animali di famiglia e per noi lo sono ancora. Animali forti, robusti, longevi e molto docili che vivono fino a quasi vent’anni.Cosa cambia per il latte?
Negli ultimi anni sono stati condotti molti studi su come l’alimentazione a erbe abbia benefici significativi sulle proprietà organolettiche dei cibi. Nei derivati del latte si riscontrano un alto livello di grassi insaturi e CLA, acido linoleico coniugato e omega 3.Si tratta di prodotti non solo che rispettano animali di razze antiche e il loro benessere, ma un’alimentazione sana e consapevole.
Impariamo a distinguere i prodotti! Il consumatore deve sapere dove è stato prodotto il latte, ma soprattutto in che modo lo si è prodotto.
Cosa cambia invece per la carne?
La carne “grass fed”, cioè proveniente da animali tenuti al pascolo, della Bruna Alpina Originale è tendenzialmente più saporita, perché assorbe gli elementi presenti nell’erba, ed è meno tenera grazie al maggior movimento dell'animale. Ne deriva la necessità di frollature lunghe, di solito superiori ai 40 giorni, al fine di distendere tutte le fibre muscolari e intenerirle.L’alimentazione a erba, oltre a rispettare il benessere degli animali, è un tipo di allevamento anche meno impattante dal punto di vista ambientale. Questo perché il mais e la soia, usati generalmente per alimentare gli animali negli allevamenti convenzionali, da un lato richiedono grandi quantitativi di acqua, dall’altra contribuiscono in alcuni paesi al consumo di suolo sottratto alle foreste.
Quello che abbiamo detto per il latte vale anche per la carne: il consumatore deve sapere dove e come è stata prodotta.