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Alessandra Divella, il metodo classico del futuro

Friday, May 20, 2022 9:58 AMMay 20, 2022
Alessandra è una delle vignaiole più sorprendenti del panorama nazionale! Lavoriamo con Alessandra da qualche anno, quando la cantina era ai primi sviluppi.
Alessandra Divella, il metodo classico del futuro

Le bolle di Alessandra hanno carattere da vendere!


In questi anni si sono trasformate ed evolute in maniera straordinaria, piano piano Alessandra sta andando verso una direzione più matura - grazie al passare delle vendemmie e all’invecchiamento dei vini in legni esausti che andranno poi a formare gli assemblaggi.






Le etichette iniziali erano 4, il Blanc de blancs, Clo clo, Ni Ni e il Blanc de Noirs, tutte dedicate alla famiglia, ai cari. 

Quest’anno ci sono delle novità sia stilistiche che enologiche, in etichetta compare finalmente anche il nome completo “Alessandra Divella".  


Il mondo del vino era un po' arretrato in questi termini e non capiva la mano femminile dietro al lavoro. Per me il nome del vignaiolo è importante perché da un volto, una storia, un’anima ai vini che sono estremamente personali.

Dal punto di vista tecnico, il Blanc de blancs è la bottiglia più importante della cantina poiché è la più prodotta (circa 6.000/7.000) e la più bevuta, mentre le “riserve” sono tutte tirature limitate che stanno tra le 600/900 bottiglie. 
I vini sono tutti nature, la presenza dei vini di riserva nella scorsa edizione/annata ha stravolto il lavoro di Alessandra e l’etichetta bianca ha creato un po' di scompiglio negli appassionati: la bolla intesa come vino era (ora sta evolvendo) molto irruente e carica, qualcosa che lascia il segno, dividendo i Wine lovers tra la amo e non mi piace. 

- PS. Occhio al tempo! Questi vini hanno bisogno di tempo, Nicola Gatta ha una grande massima: "Più c’è materia, più c’è bisogno di tempo". Ma come fa un piccolo vignaiolo che deve cavarsela da solo a tenere le bottiglie ferme quando la richiesta è internazionale e serve come per tutti un po' di reddito per continuare ad alimentare i progetti? -





Ogni anno bevo tutte le botti di Alessandra e ne rimango sempre innamorato, sono botti da lacrime!


Gli spumanti sono prima vini e poi bollicine, dall’ultima volta ha tolto la classificazione sulle botti ma prima ci scriveva in gessetto 3 stelle e quelle piccole botti con 3 asterischi erano da lacrime.



Ma veniamo ai vini:

Vi dicevo, se l’anno scorso il Blanc de blancs era molto molto carico sia di agrume, ossidazione, acidità questa nuova annata torna sui passi di 2 sboccature fa con una consapevolezza differente e forse più immediata. Direi fantastico e forse più duttile anche come aperitivo o comunque sganciato dal tema gastronomico, sarà sicuramente un protagonista della nostra mescita.

Le riserve, tema doloroso, sono poche bottiglie, sempre più buone, sempre più ambite.
Pochi giorni fa ho tirato fuori dal cilindro una riserva di pinot nero con 2 anni di sboccatura, servita ovviamente alla cieca, ha regalato molte emozioni; forse questo è il vero talento dell’oste, che andava a recuperare vini sfusi e poi li affinava nella cantina regalando nel tempo prodotti unici purtroppo non più ottica dei nostri tempi (la pazienza!).

Le riserve sono aumentate, si è aggiunto un Rosè e sapete non sono un grande fan del genere ma questo Rosè de Saignée...
- Rosè che nasce dall’elaborazione di una macerazione rapida che dura alcune ore (da 5-6 a 48 max) e viene chiamato "della Saignée". "Saignée" letteralmente significa sanguinamento, ma in gergo enologico significa "estrazione del colore attraverso contatto del mosto con le bucce", un po’ come se le bucce sanguinassero colorando il mosto. 
Prima della pigiatura si lasciano macerare le uve nere precedentemente sgranate al fine di dare al mosto il colore desiderato. Questa tecnica libera una gamma di aromi di una ricchezza e di una potenza unici -

È la stessa firma di Alessandra, grande identità ma eleganza e finezza.
Vini che mi piacciono molto per la qualità della carbonica mai irruenta ma sempre vinosi.

Andando indietro nel tempo, il penultimo nato è il Dady, un chardonnay ossidativo da capogiro, tanto agrume e ricchezza, sicuramente gastronomico per gli appassionati di bolle importanti.




Le altre riserve non hanno più bisogno di presentazioni, sono ormai dei capi saldi della spumantistica italiana, con Clo Clo, un rosè non rosè dunque solo prima spremitura, Ninì, riserva da Chardonnay in prevalenza e pinot nero, concludendo con al punta di diamante il Blanc de Noirs.


Fino a ieri Alessandra torchiava con questo torchio (vi allego una foto), Lei è l’emblema dell'artigianalità di chi si costruisce passo dopo passo, con passione, senza compromessi con una qualità fuori da comune.


Sono orgoglioso di lavorare con Alessandra dal giorno 1, mi ricordo la prima visita e la crescita costante, questo vuol dire credere nei progetti, sostenere i sogni di piccoli agricoltori artigiani e godersi il viaggio. 
Alessandra Divella, il metodo classico del futuro
Alessandra Divella, il metodo classico del futuro
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