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10 vini naturali di cui parliamo troppo poco

Friday, February 18, 2022 12:14 PMFebruary 18, 2022
Catherine Bernard, Fausto Andi, Alessandra Divella, Dislivelli, Pietro Selva, Gigi Do, I Nadre, Josef, Lou Dumont  e Marcel Zanolari
10 vini naturali di cui parliamo troppo poco

Divella Blanc de Blancs - Alessandra Divella


Si, so che la conoscete bene, ma questa bottiglia sta facendo discutere perché il cambiamento 
dalla vecchia sboccata è stato notevole! Un passaggio di intensità, dal colore più carico, la parte ossidativa gioca con una grande acidità. Questa forza, questo carattere aveva bisogno di un po' di tempo. Abbiamo conservato le bottiglie in cantina e ora a quasi un anno dalla sboccatura stanno diventando buonissime ma sono convinto che cresceranno costantemente. 

Il lavoro di Alessandra è veramente identitario, per questo divide e appassiona ma fidatevi già ora le bottiglie sono introvabili e sarà sempre peggio. Qualche dettaglio in più: oggi Alessandra sta lavorando sul metter via il più possibile vini in legno per avere più complessità in bottiglia, il piccolo ampliamento esterno della cantina sarà fondamentale per poter continuare il lavoro di crescita di questa micro meravigliosa Vigneron.







Il Mago Bianco - Gigi Do


Gigi è un pazzo, solo una persona completamente libera da tutto può fare vini così spiazzanti.
Vini liberi che raccontano sfumature difficili da collocare. Siamo nel territorio Camuno, che sta dimostrano di essere un grande terroir ma poi ci vogliono gli attori e Gigi è sicuramente un protagonista per qualità e personalità (sicuramente non per quantità perché produce in totale tra le 1.000 e 1.500 bottiglie).

Questo mago bianco è un incrocio Manzoni, prima fermentato in Anfora, e poi maturato in damigiana perché ne ha prodotto circa 150 litri?! Cosa?! Follia ma veramente follia, ne abbiamo online 10. Tanta acidità, sfumature del Manzoni presenti ma estremizzate, sicuramente un vino funky, estremo ma preciso nel sorso. 




La Creatura Saperandi


Fausto Andi non ha bisogno di presentazioni, parliamo sempre dei suoi vini rossi, ma questa bottiglia di Orange è un punto di riferimento per i vini arancioni italiani. Poche bottiglie provenienti da una sperimentazione, un varietale georgiano al suo primo anno di produzione (utilizzabile), una macerazione di 6 mesi, risultato: un vino elegante che oggi, a quasi due anni di bottiglia, sta trovando un grande equilibrio. 

Purtroppo c’è sempre voglia di stappare ma ogni tanto bisogna frenare la curiosità e dimenticarsi i vini, ora il naso è affascinante da grande vino bianco e in bocca ha il carisma e il tannino di un rosso importante. Questo è la dimensione di Andi, che sta divento come re mida… fate voi le vostre considerazioni (comprate il più possibile).



Rosso di Valtellina - Dislivelli


Piero è un architetto con una grande passione per la montagna. Non partire come un Vigneron è tosta perché coltivare in alta quota è difficile e il tuo percorso non è sempre stato quella della vigna ma quello del mondo. Ma la passione è passione, e così Piero tira fuori un progetto unico per la Valtellina, una vinificazione in Clivert, piccole anfore da circa 220 litri. Una lunga macerazione per un vino fine, elegante, con sfumature ossidative. 

Ogni “anfora” è diversa e così in etichetta viene indicata con un simbolo (un’anforina), sono sfumature interessanti che fanno impazzire i romantici del vino, la stessa annata viene imbottigliata in tempi diversi dando caratteristiche personali di artigianalità. Il lavoro in vigna è di rispetto assoluto: in annate positive, pensate che Piero non ha fatto nessun trattamento al suo nebbiolo di chiavennasca. 





Costiera delle Cicale - Pietro Selva


Pietro Selva: quando dici vini di garage, 3.000 bottiglie totali di fatica montana fatte in un piccolo spazio di casa sua! Dividere gli appezzamenti è e sarà il lavoro del futuro.

La costiera della cicala è un vino solo botte da 500 litri, circa 750 bottiglie dimenticate 3 anni lì in un legno di più passaggi, donandogli ossidazione positiva e dinamicità di sorso. La 2016 è un’annata calda che ha donato tanta struttura a questo vino che all’assaggio bendato si discosta un po' dalle tipicità di territorio ma prende deviazioni di carattere personale. Pietro è un progetto in crescita, sono vini sinceri e umili come la sua persona, questa è la montagna che vorrei.



Cris 2017 - I Nadre Metodo Classico


Pinot nero spumante della val camonica?! Siamo seri, sì! Sono serissimo! In più giorni ho assaggiato e riassaggiato questo vino, ma non capisco, c’è grande qualità, difficile da trovare negli spumanti italiani. 

L’ eleganza della montagna, siamo a piedi della Concarena, solo acciaio. Fabrizio ha dei legni in cantina ma non ha abbastanza uva per fare esperimenti, solo metodo classico senza dosaggio. Parliamo di 3.000 bottiglie di bolle, 700 di Cris. Ultimamente lo sto facendo assaggiare a bottiglia coperta perché il nostro cervello ci mette pregiudizi, poi assaggi e capisci che è una grande bolla! 

Ps. Dategli tempo dopo la sboccattura e vedrete cosa succede, con così poche bottiglie è difficile tenere via cartoni ma i miei li ho messi sotto chiave.



Guadalupe - Josef


Luca, sei un pazzo ma ti adoro! L’etichetta è bianca, non c’è scritto nulla, perché secondo lui ogni spazio bianco è potenzialmente pieno. Questa è la più folle interpretazione di turbina di lugana, macerato estremo dove il naso è tutto uno spirito, rum, grappa, alambicco, c’è tutto in quel naso, in bocca poi è tutt’altro: erbaceo e pulito, dritto e secco. 

Adoro questo vino con le mascherpe, lo metto sempre in abbinamento sul Carel del formai ma Luca, maledetto, non ha voluto vendermi tutte le 800 bottiglie realizzate. Questa è una 2020, diventerà sempre più buona. Consigli per l’uso: scaraffarla e aspettare che evolva, sarà qualcosa di stravolgente. 

Ps: fatta nei colli mantovani, due passi da Desenzano, altro che lugana easy to drink. 






Vagabondo Bianco - Marcel Zanolari


Marcel è una persona meravigliosa, libera, sincera e generosa, e tutto questo lo ritrovi nel vino. I suoi vini sono poco chiacchierati perché è troppo umile, non come me (ahah)! Tra la Lombardia e la Svizzera fa cose pazzesche, da 20 anni lavora in biodinamica con persino tre certificazioni, bio, bio Swiss e Demeter! Ogni tanto ci scherzo, hai più bollini che vini, ma i vini sono il vero motivo di interesse, perché qui tu ed io pensiamo solo alla chiavennasca, ma da tanti anni Marcel sviluppa tantissime varietà fitoresistenti facendo dei bianchi pazzeschi. 

Il Naso dei vini ti fa innamorare, forse in bocca in certe annate vorresti di più ma sono l'espressione di ciò che natura ci regala, senza aggiunte! Il vagabondo è quel vino che Marcel si è ritrovato a fare poiché in una vigna sperimentale ha piantato talmente tante varietà da non sapere più cosa siano e perché non farci un solo vino?!

Consiglio di assaggiare anche la versione “anfora” che nella realtà non è un anfora di terra cotta ma un uovo di cemento naturale tipico della Bourgogne, importati in Italia da Marcel tra fine anni ’90 e inizio 2.000. In vigna ha un sacco di animali, penso sia vicino ad avere 15 capre!



Bourgogne Blanc e Rouge 2019 - Lou Dumont 


Okay, ne parlano tutti... tutti a esaltare questo genio giapponese, lo stiamo valorizzando da anni. Non voglio raccontarvi la scoperta dell’acqua calda ma di quanto sono buoni quelli che generalmente si chiamano vini di base. 

Siamo tutti, giustamente, concentrati sui Cru ma ascoltate bene questa 2019 sia in bianco sia in rosso. Sono delle bombe, sopratutto pensando al prezzo, oggi in burgogne ci si fa male al portafoglio e trovare qualcosina da poter comprare e godere anche più volte sta diventando difficile. Fidatevi, poi se siete ricchi, comprate tutti i cru più belli ma non servo io per consigliarli.




La Carbonelle - Catherine Bernard


Michele Bontempi la definisce così:

“Una fuoriclasse da capriole che produce vini a zero solforosa di un'integrità e pulizia da GUINNESS WORLD RECORD. Ma che dico, da premio NOBEL per la pace. Perchè quando bevi un vino del genere ogni rottura di palle entra da un orecchio ed esce dall’altro”

È un territorio ancora poco battuto quello del Langue Doc, Blend di quattro uve (Grenache, Cinsault, Marselan, Mourvèdre), fine fine fine, dureranno poco questi prezzi perché in Italia arrivano veramente poche bottiglie nell’ordine di centinaia.
Sapete cosa fare, acquistare. Ora è giovane perché è una 2020 ma si gode già!



10 vini naturali di cui parliamo troppo poco
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