Wild vigneron nasce per raccontare progetti come quello di Mo.ka, progetti che io chiamo "agricoltura del futuro".
Wild vigneron nasce per raccontare progetti come quello di Mo.ka, progetti che io chiamo "agricoltura del futuro", idee che intersecano in maniera positiva la riqualifica di luoghi abbandonati sfruttando agricolture a basso impatto ambientale e valorizzano ciò che gli sta intorno con artigianalità e socialità.
Alberto ha avuto una grande fortuna: la sua famiglia nel 2008 ha acquistato qualche ettaro di terra ad Ambivere, Bergamo per passione.
Un secondo lavoro che non sfociò mai nella produzione di vino, anzi gli appezzamenti furono ceduti in prestito, finché un bel giorno - o meglio piano piano - Alberto si innamora della fermentazione, decide di iscriversi a enologia e dopo aver accumulato esperienza in Franciacorta in maniera repentina, decide che è arrivato il momento di iniziare a costruire il suo progetto.
L’agricoltura ha tempi lunghi e questo lo capisci solo se la pratichi, non si possono stravolgere le cose in un anno perché i tempi di adattamento della natura sono lunghi. Per prima cosa la testa e l’attenzione di Alberto sono andati alla vigna e alla riqualifica di vigneti storici con interventi di potatura e riqualifica dell’area circostante.
Le vigne sono incastonate in mezzo al bosco, su una meravigliosa collinetta che guarda la chiesa della Madonna del Castello di Ambire rendendo ancora più affascinante la vista e dando un’aurea tra il sacro e il profano che ci porta dalla vigna + chiesa a macello + anfora perché sì, questa uva viene portata al macello per diventare vino.
La vera economia sostenibile non è solamente costruire Green ma ridare vita ai luoghi senza uso: un macello dismesso trasformato in cantina e la storia un po' “noir” di Alberto prende forma.
Se ci pensate un macello è un luogo di vinificazione ideale; un luogo completamente piastrellato, dove si può lavar e disinfettare al meglio, con spazi alti e generalmente molto accessibili.
Alberto ha smontato un po' di attrezzi per sposare/macellare gli animali si è fatto spazio a botti, anfore e legni. Qui sono state vinificate le prime - poche - bottiglie; la sperimentazione è stato un imperativo per dare vita a una nuova strada enologica personale e tra i tanti dubbi di artigianalità si è arrivati a una domanda: "il vino è meglio completamente torbido o filtrato?"
Da qui la pazzia di affidare il giudizio a chi il vino lo consuma e non avere pregiudizi su nulla, così la prima chicca della cantina è Ani.mus, disponibile nella versione Unfiltered e nella versione classica.
Un meraviglioso Orange wine molto elegante e fine da chardonnay e da una micro vigna di pinot grigio, fermentato in acciaio e poi affinato in uova di terracotta, le anfore.
Lo stesso vino prende due vite, una più legata all’eleganza, una più ricca e complessa. Un vino chiama l’altro in un gioco di assaggi che porta a una discussione positiva ma sicuramente non a una risposta univoca.
Poi c’è il rosso, Tremos, un uvaggio di merlot e cabernet nel più classico cliché bergamasco ma con un’anima contemporanea - innanzitutto un uvaggio e non un taglio bordolese.
(Nb. Per i meno tecnici: vinificati insieme e non separati per poi essere blendati in maniera classica bordolese).
Un vino di frutto e tensione, grande ricchezza e personalità con una sfumatura di legno data da una piccola percentuale di vino maturato in legno e poi aggiunto a bilanciare la tensione e la sua energia.
Ci piace pensare che questo sia solo l’inizio.
Sarà bello scoprire cosa ne pensate e saremo felici di condividere con voi questo viaggio!Nicolò Wild
