Filosofia del vigneron

Siamo nel nord-ovest dell'isola di Las Palma, in una fascia di altitudine estrema tra i 1200 e i 1600 metri, dove le vigne guardano il mare da sopra le nuvole. Qui Michael Candelario compie un'opera di recupero archeologico su piante centenarie a piede franco, radicate su pendii vulcanici scoscesi dove la meccanizzazione è impossibile e si lavora solo di schiena, fatica e passione, strappando l'uva a un paesaggio lunare circondato da pinete. La filosofia è quella di un custode che interviene il meno possibile per lasciare che il territorio parli nel bicchiere. L' obiettivo è imbottigliare la purezza cruda di un terroir vulcanico, rispettando i tempi della natura e l'identità di vitigni antichi sopravvissuti ai secoli, per vini che sono pura espressione di roccia e vento.

Degustazione

Il Candelario Tinto è un rosso che scardina l'idea classica di Spagna calda, presentandosi come un vibrante vino di montagna a base di Listán Prieto, spesso vinificato a grappolo intero per esaltarne la struttura nervosa. Nel calice si svela scarico e luminoso, anticipando un profumo ipnotico dove la pietra focaia, la cenere e il pepe nero si fondono con note di frutti di bosco aciduli ed erbe selvatiche essiccate al sole.

In bocca è un'esperienza verticale e diretta, una lama di freschezza sostenuta da una sapidità quasi salina che ricorda la vicinanza dell'oceano. Il tannino è fine e croccante grazie all'uso dei raspi, guidando il sorso verso un finale lungo, affumicato ed elettrico, perfetto per chi cerca un vino che non offra morbidezza ruffiana ma la verità affilata del vulcano.